ELAD LASSRY. Verso una nuova immagine

Promossa
e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Moda, Design e dal PAC, a
cura di Alessandro Rabottini, la mostra è la prima monografica che
un’istituzione italiana dedica al lavoro di Elad Lassry (1977, Tel Aviv;
vive e lavora a Los Angeles): la più ampia panoramica mai realizzata
sul lavoro dell’artista israeliano, che il pubblico italiano ha già
avuto modo di apprezzare nell’ultima edizione della Biennale di Venezia.
Il lavoro di Lassry è
caratterizzato da una riflessione sull’ubiquità dell’immagine nella
società contemporanea e sulla possibilità di ridefinire codici visivi
conosciuti e abitudini interpretative. A partire dalla sua recente
comparsa sulla scena internazionale, il lavoro di Elad Lassry ha subito
attratto l’attenzione di pubblico e critica tanto per la forza visiva
quanto per il rigore concettuale che lo contraddistinguono.
Se all’inizio della sua
carriera i principali mezzi espressivi utilizzati da Lassry erano la
fotografia e il film in 16 mm, la sua più recente produzione include
anche la scultura, l’intervento architettonico, il disegno e la
performance.
La maggior parte di questi
media sono presenti al PAC in un dialogo reciproco attraverso un’ampia
selezione di opere a parete, quattro film, nuove opere di scultura e
un’installazione che fonde fotografia, scultura e architettura
realizzata appositamente per il PAC.
Nel lavoro di Lassry tutto
esiste all’interno di un regime di orizzontalità, all’interno del quale
ogni gerarchia tra figura, oggetto e ambiente è eliminata: persone,
cose, animali e luoghi sembrano provenire da un universo dove la
spontaneità è bandita e dove la memoria si confronta con un senso di
fine imminente.
LE FOTOGRAFIE di Elad Lassry
presentano soggetti all’apparenza familiari – persone, animali, luoghi e
oggetti più o meno banali – ma è il modo in cui l’artista li ritrae a
produrre un effetto ambiguo e straniante. Le pose delle persone sono
artefatte, gli animali e, più in generale, la natura appaiono del tutto
artificiali mentre gli oggetti – molti dei quali sono arrangiati in
composizioni che ricordano la fotografia pubblicitaria – sembrano non
appartenere al dominio della funzionalità, nonostante non sia chiaro se
abbiano un significato simbolico.
Tra l’immagine e la sua
cornice Lassry stabilisce corrispondenze cromatiche che rafforzano
l’oscillazione tra bidimensionalità e tridimensionalità, trasformando
l’immagine stessa in un oggetto che sembra prossimo alla scultura,
mentre l’assenza di luce naturale produce un’intensità cromatica che
acuisce la tattilità delle immagini.
L$$ UNIVERSO VISIVO di Elad
Lassry è privo di parole: non soltanto i suoi film sono muti ma, più in
generale, la perfezione formale delle sue immagini e la loro elaborata
costruzione fanno sì che la possibilità che un’immagine significhi o
racconti qualcosa venga per un attimo sospesa. Più che lo spazio di una
narrazione, le immagini di Lassry sono una superficie sulla quale si
riflettono seduzione e repulsione, ambiguità e straniamento.
Nei film in 16 mm, di cui la
mostra milanese presenterà una selezione di quattro opere prodotte tra
il 2007 e il 2010, il movimento esiste soltanto come attenta
coreografia, mentre tra figura e ambiente si stabilisce, ancora una
volta, un’osmosi visiva che riporta tutto sul piano di un’esistenza
ottica e percettiva.
Gran parte del lavoro di
Elad Lassry consiste in una riflessione sull’atto stesso del vedere,
sulla costruzione della rappresentazione e su come noi stessi guardiamo
le immagini, proiettando su di esse significati che sono loro estranei e
che provengono dalla nostra stessa esperienza autobiografica e
culturale. Per Lassry, infatti, l’atto dell’inquadratura non è soltanto
un dispositivo formale nelle mani dell’artista ma è anche, e
soprattutto, un dispositivo interpretativo che fa appello alla posizione
dello spettatore: è per questo motivo che le sue immagini non sono
accompagnate da una precisa spiegazione né la loro origine è in alcun
modo chiarita.
In mostra sono inoltre
presenti interventi spaziali che rafforzano il discorso sulla visione
come forma di costruzione, tanto nella produzione delle immagini quanto
nella loro lettura.
Nella sua pratica artistica
Lassry conduce a una nuova sintesi le premesse contenute in una serie di
esperienze ormai storicizzate: dalla fusione tra otticità e tattilità
presente nelle fotografie di László Moholy-Nagy, fino alla natura
concettuale dell’immagine che attraversa il lavoro di artisti come
Richard Prince, Louise Lawler e Sharon Lockhart, passando per la
frizione tra iper-realismo e finzione che caratterizza certe forme di
Robert Gober e Richard Artschwager.
ELAD LASSRY ha
realizzato mostre personali presso prestigiose istituzioni
internazionali come il Whitney Museum of American Art di New York, la
Kunsthalle di Zurigo e il Contemporary Art Museum di St. Louis. Ha
inoltre preso parte all’ultima edizione della Biennale di Venezia e a
mostre collettive presso il MoMa e il New Museum di New York, la Schirn
Kunsthalle di Francoforte, il CAPC di Bordeaux, l’Institute of
Contemporary Art di Philadelphia, la GAM di Torino.
pressoPAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro 14
Milano (MI)
orarilunedì 14.30 – 19.30 |
Da martedì a domenica 9.30-19.30 |
giovedì 9.30-22.30
(Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)
bigliettiingresso libero
a cura diAlessandro Rabottini
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