Volti e luoghi del Maramures

Venerdì 26 Ottobre 2012 presso la GALLERIA FIAF, sede del Gruppo
Fotografico Le Gru di Valverde (Corso Vitt. Emanuele, 214),
sarà inaugurata, alla presenza dell’autore, la mostra fotografica
personale di Gianluigi Zaberto di Firenze " Volti
e luoghi del Maramures ”.
La mostra sarà presentata, da Giuseppe Fichera (Presidente del Gruppo
Fotografico Le Gru), da Santo Mongioì (Direttore Galleria
FIAF)
da Enzo Gabriele Leanza (Consigliere Naz.le FIAF), Pippo Pappalardo e
Daniela Sidari, docenti FIAF.
La stessa rimarrà aperta tutti i venerdì fino al 9 Novembre 2012
dalle ore 20,00 alle ore 22,00. Ulteriori info su www.fotoclublegru.it
Volti e luoghi del
Maramures
E´ risaputo che da
sempre la fotografia ha consentito indagini visive del territorio.
Sin dagli inizi la
fotografia ci ha rivelato nuovi paesaggi umani, la cui immagine si è potuta
salvare, catalogare, esaminare, studiare,
diffondere, come
documento rivelatore di inedite strutture e fenomenologie del reale. Così
avviene in "Volti e luoghi del
Maramures".
Le immagini ci portano nel Maramures
uno dei 41 distretti della Romania,
una regione storica
della Transilvania in un
territorio
prevalentemente costituito da
zone collinari e da vallate attraversate dal fiume Tibisco.
L’indagine
fotografica di Gianluigi Zaberto
inizia con un dittico, un doveroso omaggio rivolto ai martiri di questa terra,
due scatti
al “Memoriale delle Vittime del Comunismo e
della Resistenza”, dichiarato dal Consiglio Europeo (1998) uno fra i
principali luoghi
di conservazione
della memoria. Nel carcere di Sighetu
Marmatiei (Sighet), testimone del duro controllo della Securitate
(polizia politica del
regime comunista degli anni cinquanta/sessanta) vennero rinchiusi molti avversari politici di Ceausescu con
l’accusa di essere nemici di
classe.
Il Maramures è una regione nota, sia per la
presenza mineraria, sia per la permanenza delle sue tradizioni agricole che, a
seguito
della rinuncia alla
collettivizzazione imposta dalla passata dittatura comunista di Ceausescu, ancora oggi mantiene un forte
legame con la terra.
Proprio per questo le immagini di Zaberto si soffermano sull´aratura, sul
raccolto delle messi, sulla falciatura del fieno, sulla pastorizia e
su
molte altre attività ancora basate sul lavoro
manuale.
Una regione
multietnica e multi confessionale, attraversata da strade in
terra battuta dove non è difficile imbattersi in carri trainati
da
cavalli o forti bufali neri, che
mantiene viva la sua impronta
nell´architettura, nelle tradizioni popolari e nel modo di vivere; una regione dove
la vita è ancora
scandita dal rintocco della terra, dell’acqua e del sole.
Degne di nota sono le caratteristiche lavorazioni in legno delle
chiese, delle case e dei loro portali, che riflettono la grande ospitalità
ben
interpretata nei sorridenti ritratti presenti in questa mostra.
Queste immagini ci permettono di
entrare in alcune chiese di legno, considerate patrimonio dell’umanità
dall’Unesco, e di visitare il
caratteristico cimitero di Sapanta, l´unico al mondo ad
avere la denominazione di cimitero felice, poiché su ognuna delle tombe vi si
trovano i segni di
una riflessione sulla vita in chiave divertente, a testimonianza che le
tradizioni di questa località non sono cambiate, ma sono
rimaste inalterate
nel corso dei secoli.
Zaberto non intende semplicemente
descrivere questa singolare regione ma ricerca ed esplora l’uomo in tutte le
fasi della sua vita: dal lavoro
nei campi ai mercati del
bestiame, dalle case ai figli e agli anziani e ai momenti dedicati alla
fede.
Roland Barthes affermava che il mondo è un
oggetto che dev’essere decifrato; le immagini di Zaberto, rovesciando il concetto, ci
dimostrano
che gli oggetti decifrati
possono essere un mondo.
Un mondo, quello del
Maramures, con pochi giovani, la maggior parte è dovuta emigrare
alla ricerca di lavoro, e la globalizzazione sta erodendo
lentamente quella che
può essere definita una delle ultime antiche civiltà
contadine.
Il binomio - Fotografia e Territorio - non è un
semplice esercizio di rilievo fotografico, è un contributo culturale che vuole
indurre a qualche
riflessione di
interesse antropologico sulla conservazione degli usi e dei costumi (a rischio
di estinzione) evitando la retorica del monumento e
delle mode
antiquarie. Il
passato, per vivere nel presente, deve farsi presente evitando la memoria fine a
se stessa.
Giancarlo Torresani,
Bfi/SemFiaf/Esfiap
Direttore Dipartimento
Didattica FIAF
PROVAPROVA
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