Umbria World Fest è un progetto ideato e realizzato dall' Associazione Culturale Plàtea.
Plàtea viene fondata nel 2003 a Foligno da Piter Foglietta e Massimo Liberatori per realizzare il progetto CantieDiscanti, uno dei primi e più importanti Festival di musica etnica e popolare in Italia, un'esperienza che ha visto partecipare i più importanti artisti nazionali ed internazionali del settore. La direzione artistica del Festival dal 2005 è a cura di Piter Foglietta Nel 2006 la Presidenza viene affidata a Michela Matarazzi. Nel 2007 Plàtea realizza un altro importante progetto con il restauro e la musealizzazione del Murale Cileno di Via Nazzario Sauro a Foligno, realizzati dall'esule Cileno Josè Balmes, uno dei più importanti pittori Cileni, opera che ha portato il plauso e il Riconoscimento del Presidente della Repubblica all'associazione stessa. Nel 2013 nasce un nuovo progetto erede di CantieDiscanti, Umbria World Fest, con una apertura definitiva alla fotografia, pur mantenendo una importante sessione musicale. Sempre nello stesso anno nasce il Premio Portoflio Umbria Photo Fest. Nel 2014 c'è un nuovo cambio al vertice con l'ingresso di Michelangelo Augusto Spadoni. Dal 2015 la Direzione Artistica è stata affidata a Marco Pinna Photoeditor del National Geographic Italia. Il 2016 ha visto un altro importante riconoscimento con il Patrocinio per Umbria World Fest del Ministero dei Beni e delle Attività CulturaliGli autori e le mostre fotografiche
Max Pinkers , sarà in mostra con il lavoro ‘ Lotus ’ sui transessuali in Thailandia che si inserisce nella tematica del festival dimostrandoci come la messa in scena, tradizionalmente considerata tabù nel mondo del fotogiornalismo, possa trasformarsi in documentazione veritiera e affidabile di un fenomeno di attualità.
Il gioco tra finzione e realtà viene utilizzato dalla fotografa e artista spagnola Cristina de Middel nel suo lavoro ‘ Jan Mayen ’ in cui, attraverso immagini d’epoca e ricostruzioni moderne, racconta un falso storico del 1911 in cui una spedizione esplorativa documentò la scoperta di un’isola artica senza averla mai visitata.
Altrettanto ambigua, per quanto molto diversa nell’approccio, è la documentazione di J. Henry Fair sui disastri ambientali causati dall’industria. ‘ Industrial Scars ’ è una serie di immagini aeree che a prima vista suscitano meraviglia ed evocano bellezza, ma che si rivelano in effetti essere, seppur lontane, visioni di eventi drammatici e devastanti dimostrando che, anche la documentazione fedele di un fenomeno, può essere ingannevole se filtrata o accompagnata da un testo.
Al contrario, limpide e puramente fattuali, sono invece le immagini raccolte dalla NASA per dimostrare il ritiro dei ghiacciai negli anni ed il conseguente graduale riscaldamento del nostro pianeta. Un caso in cui la fotografia diventa prova materiale e inequivocabile di un fenomeno ormai innega - bile per la scienza.
Altrettanto esplicita e puntuale è la documentazione del fotogiornalista Daniel Berehulak che ha documentato le violenze perpetrate dalle forze dell’ordine e dalle milizie del presidente Duterte nelle Filippine durante la campagna antidroga messa in atto nell’ultimo anno. ‘ They are slaughtering us like animals ’ è un lavoro che dimostra l’efficacia della documentazione etica e responsabile nel raccontare storie contemporanee e denunciare ingiustizie e abusi di potere.
Torniamo nel mondo del racconto lasciando quello della documentazione con Diego Moreno , giovane artista messicano che ci porta, letteralmente, nel mondo degli spiriti con ‘ Guardians of memory ’, una serie di fotografie costruite di sana pianta che catapultano lo spettatore in una tradizione antica aprendo una finestra sul complesso immaginario e l’articolato subconscio collettivo del Messico contemporaneo.
La mostra ‘ La verità tagliata ’ è invece una piccola chicca regalata dal settimanale L’Espresso , nei cui archivi sono stati scovati dei ‘falsi’ di un’epoca non troppo distante in cui le immagini erano ritoccate ad arte con forbice, colla e scotch, e piegate ad esigenze pratiche e grafiche di impaginazione.
Infine in mostra ci sono i due lavori vincitori del premio Umbria Photo Fest 2016 . Antonio Faccilongo con il lavoro ‘ Habibi ’ la storia delle mogli dei prigionieri palestinesi che si sono rivolte al contrabbando di spermatozoi per concepire i bambini attraverso la fecondazione in vitro e il lavoro ‘Kerigma’ di Sofia De Benedictis che ci porta nel mondo della comunità neocate - cumenale
FOLIGNO 13/14/15 OTTOBRE 2017
MOSTRE FOTOGRAFICHE APERTE FINO AL 12 NOVEMBRE
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