“Le foto ritrovate” di Mario Dondero arrivano a Barletta: la home gallery EOS ospita una mostra dal 15 ottobre al 30 novembre.
Dal sito degli organizzatori (estratto)
Scrivere su Dondero non è mai semplice, si rischia spesso di ripetere aneddoti già conosciuti oppure di cadere nel banale. Questa volta però è diverso, si perché Mario per la prima volta, con una sua mostra, fotografica, si presenta in una HOME GALLERY, la EOS di Barletta.
Immagini inedite del suo archivio, conservato presso la Fototeca di Fermo, che entrano in punta di piedi all’interno di una casa privata, così come lui sapeva ben fare e che raccontano oltre all’immagine in sé, la sua vita. Una vita fatta di viaggi, di amicizie, di amori e perché no, condita da un buon bicchiere di vino rosso.
Un’opportunità questa per concentrarsi più sull’uomo oltreché sull’artista; un modo diverso per approcciare ed approfondire lo studio di un giornalista-fotografo, mai pago di ciò che aveva fatto e sempre pronto con la valigia in mano.
Nelle 50 immagini in mostra, suddivise in cinque sezioni: Irlanda, Africa, Cuba, Scuola, Finanza (borse) la fotografia rappresenta lo strumento atto a saziare la sua spiccata curiosità e l’interesse per l’altro. Tutto ciò viene catalizzato dal contesto in cui le foto sono state inserite: una “abitazione privata”, dove la calma della “casa” ci aiuta meglio a riflettere, a pensare, un po’ quello che lui ha sempre fatto, con l’idea del viaggio lento, ma anche la volontà di recarsi in un luogo in cui era avvenuto un particolare evento con un certo ritardo. Una maniera unica di avvicinarsi e interagire con l’individuo, si perché in realtà le persone erano la sua grande passione.
Mario Dondero è nato a Milano il 6 maggio del 1928 da una famiglia di origini genovesi: è stato fotogiornalista di professione e ha lavorato a lungo per la stampa. Ancora adolescente, ha partecipato durante la guerra alla Resistenza nel Nord Italia. Dopo la guerra, si è orientato verso un giornalismo a carattere sociale, diventando uno dei proagonisti di quell’età dell’oro del fotogiornalismo italiano in cui i giovani usciti dalla guerra scoprivano la fotografia di indagine della realtà e strumento di democrazia, dopo la retorica e la propaganda del regime fascista. Ha collaborato con quotidiani come L’Unità e Avanti! E con la rivista Le ore, che ha lanciato lo slogan “una fotografia vale mille parole”. Dondero faceva parte allora del gruppo detto dei “giamaicani” a Milano, dal nome del bar Giamaica, luogo d’incontro di artisti e intellettuali.
Nel 1954 si è trasferito a Parigi dove ha continuato a collaborare sia con la stampa italiana (particolarmente L’Espresso ed Epoca) sia con quella francese (Le Monde, Le Nouvel Observateur). Si deve alla frequentazione degli ambienti intellettuali parigini la celebre fotografia degli scrittori del Nouveau Roman che riunisce Alain Robbe-Grillet, Claude Simon, Claude Mauriac, Jerome Lindon, robert Pinget, Samuel Beckett, Nathalie Sarraute e Claude Ollier, fotografia che, secondo Alain Robbe- Grillet, ha cristallizzato l’apparizione del movimento battezzato Nouveau Roman.
Quest’epoca ha segnato anche gli inizi di una fruttuosa collaborazione con la giovanissima rivista Jeune Afrique e con altre riviste dedicate a problematiche africane, collaborazione che darà a Mario Dondero l’opportunità di conoscere profondamente quel continente.
Nel 1960 è andato a Londra e vi ha trascorso alcuni mesi, realizzando vari reportage di vita inglese e irlandese. Nel 1961 si è stabilito a Roma, dove ha seguito la vita politica e culturale italiana e straniera, con frequenti viaggi in Africa e nei paesi arabi. Ha vissuto a Roma fino al 1968. Tornato a Parigi, viè rimasto fino al 1998.
Ha continuato a viaggiare in Africa e in altre zone del mondo: America Latina, Cuba, URSS e successivamente, in Canada nel 2000, in Afghanistan con l’associazione unìmanitaria Emergency con cui ha spesso collaborato, e in Russia nel 2006.
Dondero ha ritratto numerosi scrittori, artisti, attori, intellettuali, tra i quali Francis Bacon, Alberto Giacometti, Cy Twombly, Giorgio De Chierico, Giuseppe Ungaretti, Maria Callas, Yves Montan, Serge Gainsburg, Orson Welles, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Luchino Visconti, Pier Paolo Pasolini, Vittorio Gassman, Roman Polanski, Dario Fo, Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Pablo Neruda, Gabriel Garcia Marquez,Eugene Ionesco e di molti è diventato amico.
Impegnato nella politica contemporanea, ha fotografato numerosi personaggi pubblici tra i quali Fidel Castro, Deng Xiaoping, Ronald Reagan, Nikita Kruscev, Michail Gorbaciov, Willy Brandt, Nelson Mandela, Angela Davis, Francois Mitterand, Enrico Berlinguer e moltissimi altri.
Dal 1998 si è trasferito nelle Marche, a Fermo, e da qui ha continuamente viaggiato per realizzare i suoi servizi, collaborando particolarmente con il quotidiano La Repubblica e con Il Manifesto.
È morto a Petritoli il 13 dicembre 2015.
La Fototeca Provinciale di Fermo custodisce il suo immenso archivio.
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