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Come fotografare il paesaggio

Il paesaggio è un tema che affascina e interessa da sempre il mondo della fotografia. Sebbene inizialmente sia stato relegato ai margini dell'arte, questo genere è diventato col tempo molto apprezzato è ha trovato proprio nella fotografia la consacrazione definitiva.


Eppure ottenere una bella fotografia di paesaggio non è così semplice. Complice l'erronea idea che in fotografia basti trovare un soggetto interessante per avere automaticamente una foto interessante, spesso si sciupano le occasioni migliori.

E così anche dopo aver individuato lo scorcio più romantico e il "bel vedere" migliore, l'immagine ottenuta è spesso decisamente deludente. E' qui che i più intelligenti cominciano ad intuire giustamente che accostare la macchina all'occhio non è sufficiente.

Vediamo con semplicità e completezza come realizzare delle foto di paesaggio belle e rievocative. Perché è proprio questo ciò che si deve tentare di ottenere: una foto che susciti nell'osservatore la voglia di vedere il paesaggio fotografato.

Conoscere il paesaggio

E' doveroso premettere che nel corso degli anni sono sbocciate numerose teorie su come realizzare una fotografia di paesaggio. Ad esempio alcuni ritengono necessario conoscere a menadito la zona da fotografare, altri pensano che sia sufficiente avere in mente cosa si vuole immortalare per poi mettersi in cerca del paesaggio immaginato. Altri ancora ritengono che sia una questione di colpo d'occhio.

Sia che abbiate teorie personali sia che condividiate quelle ufficiali, cercate di non dimenticare mai che la fotografia di paesaggio resta una delle più difficili da realizzare perché è facile banalizzare il tema e perché ci si convince erroneamente, che si tratti di un soggetto statico, immutabile,  e che si possa posticipare a lungo il momento dello scatto. Niente di più sbagliato. Il paesaggio è vivo, pulsante e va colto senza procastinare molto il momento dello scatto.

L'ideale quindi è battere una zona sistematicamente e conoscendone i comportamenti, fotografarla nel momento che più si presta alla propria interpretazione. E' vero, non sempre questo è possibile ma alcuni dei più grandi maestri del genere come Franco Fontana o Ansel Adams hanno fatto così. Hanno colto il momento migliore di un paesaggio che conoscevano e amavano da tempo.

Ad ogni buon conto cercheremo di fornirvi gli elementi necessari per non sciupare nessuna occasione: sia che il vostro incontro con il paesaggio sia stato lungamente studiato, sia che l'incontro con un posto interessante sia stato del tutto fortuito.

Cosa c’è da valutare: i fondamentali

Esaurita la doverosa premessa, andiamo a conoscere gli elementi fondamentali per eseguire una foto di qualità. Come detto nell'introduzione l'obiettivo è ambizioso: suscitare nell'osservatore il desiderio di visitare i luoghi raffigurati.

Per ottenere questo risultato la foto deve essere ampia ma non dispersiva, deve essere equilibrata e stupire con qualche dettaglio insolito che magari sottolinei la particolare bellezza del paesaggio. Guai alle foto eseguite con la tecnica del punta e scatta: sono quasi sempre banali.

A questo punto la domanda nasce spontanea; quali tecniche e quali elementi bisogna conoscere per rendere possibile tutto ciò? Gli elementi più importanti da considerare sono i seguenti:


a) la corretta impostazione della macchina fotografica

b) la posizione del sole e la qualità della luce
c) la messa a fuoco, la profondità di campo e il tempo di scatto
d) la composizione in generale
e) la linea dell’orizzonte
f) l’angolo con cui si inquadra la scena
g) l'esposizione

h) la post- produzione

Quelli appena elencati possono essere considerati i fondamentali del paesaggio. Se si riuscirà a controllare questi elementi, come minimo si otterrrà di evitare gli  errori più comuni. L'esperienza e il taglio personale, renderanno unico e ineguagliabile, il prodotto finale.

L’attrezzatura

Prima però, vediamo di capire di quale attrezzatura si avrà bisogno.

La maggior parte degli strumenti richiesti è abbastanza comune e reperibile per ogni bugget: oltre alla macchina avrete bisogno di un cavalletto dotato della bolla e della possibilità di effettuare  tutti e tre i movimenti fondamentali, un grandangolare (28mm o 35mm), un tele (possibilmente almeno un 200mm) con cui rompere la monotonia della panoramica e l’indispensabile paraluce.

Per quanto riguarda gli accessori oltre al cavalletto e al paraluce, bisogna procurarsi anche un buon filtro polarizzatore e un telecomando; il primo sarà necessario per saturare i colori, far risaltare il cielo ed eliminare gli antipatici riflessi dell' acqua; il secondo risulterà utile per attenuare le vibrazioni della macchina fotografica e indispensabile nei casi in cui la macchina venga collocata in precario equilibrio.

Durante l' inverno è anche buona abitudine, indossare guanti (non troppo imbottiti per non essere impacciati nei movimenti) ed un telo di plastica per poggiare e proteggere l' attrezzatura.

A questo punto alcune scelte andranno effettuate in base al tipo di paeasaggio in cui si prevede di scattare. Se si prevede di scattare al mare, per evitare l'insidia della sabbia e della salsedine, sarà bene avere con sè anche uno scafandro protettivo (magari di quelli morbidi che sono leggeri e versatili). Se invece la vostra meta dovesse essere la montagna, si consiglia l' utilizzo di attrezzature leggere e una batteria di scorta (da tenere sempre in tasca al caldo) in quanto spesso le basse temperature ne compromettono l' efficienza.

A proposito del grandangolare

Il grandangolare, è da sempre presentato "solo" come lo strumento capace di "raccogliere" più cose. Quando si parla di paesaggio pertanto, questo obiettivo viene considerato lo strumento di ripresa principale. Và però detto che questo obiettivo non ha solo l'effetto di  includere di più, ma ha anche una profondità di campo maggiore e la capacità (inscindibile dalla prima) di “allontanare” lo sfondo dal primo piano. Queste caratteristiche, spesso dimenticate, sono la vera ragione per cui la maggior parte delle foto risultano piatte; il grandangolare, se non utilizato sapientemente, rende difficile la valorizzazione di un qualsiasi soggetto che finisce per disperdersi in un mare di cose! Ed ovviamente più spinto sarà il grandangolo (28mm 24mm, 20mm, 18mm etc), più evidenti saranno questi effetti.

Pertanto si consiglia di utilizzare molto più spesso di quanto si faccia di solito il 35mm. Quest'ottica, che può essere considerata un grandangolo leggero, presenta un rapporto tra angolo di campo e distanza tra i piani molto ben equilibrato e una volta che si sia imparato ad utilizzarlo si rivela un ottimo obiettivo da paesaggio!

I FONDAMENTALI

Le impostazioni della fotocamera

Prima di scattare verificate le impostazioni inserite nella fotocamera. Accertatevi che la sensibilità del sensore non sia impostata su un valore superiore ai 400ISO. Valori più alti permettono di evitare più facilmente il mosso ma restituiscono un file di qualità inferiore.

Accertatevi che la macchina salvi le immagini nel formato RAW o al massimo nella doppia modalità RAW + JPEG. Solo il RAW garantisce quella flessibilità e quella precisione nei risultati necessaria per ottenere un lavoro accurato (es. correggere esposizione e colori con il raw è facilissimo).

 

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Se scattate in RAW non è importante il tipo di bilanciamento del bianco selezionato, perché in fase di elaborazione, sarà molto semplice calibrare il tutto al meglio. Cercate però di non partire con impostazioni completamente sbagliate ed inserite per lo meno la modalità “Bilanciamento del bianco automatico”. Ci sono sistemi più accurati ma per il momento va bene così.

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Se non avete dimistichezza con le reflex impostate il programa automatico dedicato al paesaggio (in genere indicato con un icona apposita); non è però la scelta migliore in quanto lascia alla macchina troppe scelte importanti. Se avete un minimo di esperienza impostate il programma “Priorità di diaframmi” indicato con il simbolo Av. Potrete così scegliere, partendo dalla scelta del diaframma, la coppia tempo/diaframmi più adeguata.

 


La posizione del sole e la luce


Il primo elemento che si deve tener presente è la posizione del sole. Questo deve trovarsi alle spalle del fotografo (o di lato) per illuminare uniformemente il paesaggio. In caso contrario, con il sole di fronte, la luce, penetrando direttamente nell'obiettivo, dà origine a fastidiosissimi riflessi e a situazioni esposimetriche difficili da risolvere.

 

 

 

 

 

La qualità della luce è altrettanto importante. Come molti sapranno la luce cambia in continuazione e in questo modo trasfigura gli oggetti che colpisce. Per esempio a luce radente di un tardo pomeriggio d’estate o quella del mezzodì sono così diverse che pur colpendo lo stesso paesaggio restituiscono due scenari completamente differenti. Allora in base a cosa scegliere? Come individuare il momento propizio per scattare?

Le scelte, si sa, sono personali, ma è certo che contrasti troppo decisi, e ombre nette e corte non aiutano a restituire un bel paesaggio in quanto privano la scena di tridimensionalità e rendono difficile per l'occhio lo scorrimento sulla superficie della foto. Per queste ragioni normalmente si preferisce la luce del mattino e delle ore che precedono il tramonto perché proprio in questi momenti i contrasti sono più dolci e le ombre meno nette e più lunghe.

A questo punto è chiaro che le ore adatte si riducono davvero a poche e per sfruttarle al meglio occorre un sopralluogo che aiuti a rendersi conto dell'esatta interazione tra luce e paesaggio; solitamente è in questa fase che si scoprono anche alcuni degli aspetti più interessanti del paesaggio. Aspetti che magari fino a quel momento non erano stati nemmeno immaginati.

Per amor di verità è opportuno rivelare che alcune delle migliori foto di paesaggio sono state realizzate senza grandi preparativi, ma in modo del tutto fortuito; noi vi suggeriamo di effettuare sempre un sopraluogo quando possibile ma in ogni caso, sopraluogo o improvvisata, non uscite mai di casa senza la vostra macchina fotografica.

Schemi di luce

Ma non è solo l'ora del giorno che determina la qualità della luce; anche le condizioni atmosferiche giocano un ruolo di rilievo. I casi e le sfumature sono infinite; possiamo ridurre a tre quelli da considerare con attenzione.

a) Cielo terso con luce del sole che giunge diretta sul panorama. I contrasti saranno molto spiccati e le ombre particolarmente marcate. E' il caso tipo in cui non si deve mai fotografare nelle ore centrali della giornata.

b) Il secondo caso è simile al precedente; si differenzia per la presenza di qualche nuvola, che schermando i raggi del sole, funge da diffusore. I colori si presentano leggermente più saturi e le ombre parzialmente attenuate. In questo caso si può provare a scattare anche durante le ore centrali della giornata. A volte con l'aiuto di cieli carichi di nuvole interessanti si ottengono splendidi risultati.

c) Il terzo ed ultimo caso è quello in cui il cielo è coperto; la luce diventa estremamente morbida, ma i colori sembrano spenti; le ombre si attenuano di molto fino a sparire. E' difficile non ottenere una foto piatta ma alcuni dei bianco e nero più interessanti sono stati ottenuti così.

La messa a fuoco, la profondità di campo e... il tempo di scatto.

 

Una definizione per iniziare e fare chiarezza: la profondità di campo è lo spazio che in fotografia sembra a fuoco. Se si desiderla aumentarla, sarà sufficiente utilizzare l'obiettivo dalla lunghezza focale più corta (35mm piuttosto di 50mm) e chiudere il più possibile il diaframma ( f/32 piuttosto che f/8).

 

La profondità di campo si estende per un terzo davanti nall'oggetto messo a fuoco e per i due terzi alle sue spalle. Va da se quindi che per avere a fuoco più spazio possibile nell'immagine non conviene mettere a fuoco sull'infinito ma su un piano leggermente più avanzato. La migliore distanza per la messa a fuoco è la distanza iperfocale che coincide con la distanza più breve a cui un obiettivo può essere messo a fuoco mantenendo nitido l’orizzonte all’infinito; ovvero la distanza su cui mettere a fuoco ed ottenere la massima profondità di campo possibile.

 

Per definizione le foto di paesaggio sono caratterizzate da una estesa profondità di campo in modo da ottenere a fuoco tutti gli elementi dell'immagine dal primo piano allo sfondo. Spesso questo concetto è così legato alla foto di paesaggio che se ne riduce l' attenzione alla scelta del diaframma migliore.

 

Adoperando diaframmi chiusi però si è costretti ad utilizzare tempi relativamente lunghi e quindi si è esposti a fenomeni di micromosso; per evitare questi inconvenienti l’utilizzo del cavalletto è praticamente indispensabile (neutralizza le vibrazioni della macchina) ma non sempre è risolutivo! La ragione è semplice: la vegetazione non è immobile come sembra ma quasi sempre mossa dal vento.  Come conciliare allora l'esigenza di utilizzare diaframmi chiusi (f/32, f/22) e tempi che non diano luogo a fenomeni di mosso (1/60 1/125)? Ci si dovrà regolare a seconda dei casi e se necessario, quando possibile, aumentare la sensibilità ISO.

 

L'utilizzo di diaframmi chiusi comporta però il rischio di ottenere una fotografia piatta e priva di centri di interesse. Infatti quando il soggetto a fuoco è uno solo, l'attenzione dello spettatore non è distratta da nessun altro elemento. Nel caso contrario, come appunto quello del paesaggio,  quando invece i soggetti a fuoco sono numerosi, si lascia l’ osservatore solo senza una guida, e le possibilità di avvertire un senso di smarrimento, aumentano. Per dare carattere ad una fotografia strutturata in questo modo, è necessario adoperare degli accorgimenti basati su una composizione accurata.


Regole generali di composizione

 

La cosa pù semplice da fare consiste nel collocare un oggetto di qualche interesse nel primo piano; in questo modo si avranno ottime possibilità di dinamicizzare l'immagine. Non ci si può dimenticare nemmeno di rispettare la regola dei 2/3 e ubicare in uno dei punti nodali dell’immagine, un elemento predominante quale può essere un costone di roccia  o una casupola. Inoltre per eseguire un lavoro da manuale, sarà buona norma condurre l’occhio dell’osservatore dal primo piano allo sfondo, mediante l’utilizzo di linee trasversali che dal basso del fotogramma lo accompagnino in alto. Ottimi elementi da utilizzare in questo senso possono essere strade, filari di alberi, o persino un gregge di pecore che si inerpichi su per un colle. A volte è possibile concludere il tutto collocando, alla fine di questa diagonale o linea trasversale, un ulteriore elemento di interesse che renda completa fino in fondo la tecnica adoperata.

 

 

 

 


La linea dell’ orizzonte

Quando si parla di paesaggio la cura della linea dell'orizzonte merita un posto speciale all'interno della composizione.

Due sono gli errori comuni da evitare: quello di collocare l'orizzonte esattamente al centro della composizione e quello di non  far si che l'orizzonte sia perfettamente parallelo al bordo inferiore del fotogramma.

Quest'ultimo errore, che è sicuramente molto semplice da correggere con Photoshop, va comunque evitato perché ogni operazione di correzione comporta sempre una modifia dell'inquadratura.

Per quanto riguarda la scelta di dove collocare l'orizzonte ci si deve muovere pensando che lo spazio cielo-terra deve essere opportunamente distribuito a seconda della finalità della fotografia stessa. Grossomodo le possibilità sono tre:

a) linea dell’orizzonte in basso con cielo che occupa due terzi dell’immagine
b) cielo che occupa metà del fotogramma con linea dell’orizzonte  al centro
c) cielo che occupa solo un terzo dell’immagine con la linea dell’orizzonte molto alta.

Come già accennato prima la soluzione meno brillante, è quella che prevede un’equa distribuzione dello spazio tra cielo e terra, con linea dell’orizzonte a dividere perfettamente in due metà il fotogramma. Questo perché lascia l’immagine in un equilibrio statico e impersonale; senza carattere.

 

Le ultime due soluzioni invece sono da utilizzare a seconda della situazione. Solitamente si tende a confinare in un terzo del fotogramma, il cielo per dare più spzio al territorio vero e proprio. Ma se si vuole conferire un’aura di drammaticità alla scena, cieli carichi di nubi possono assumere il ruolo da protagonista, e capovolgere lo stile.

 

 

 

 

L’angolo con cui inquadrare; ovvero immergersi nella natura!

Per dare vita ad una fotografia di paesaggio si deve compiere un vero e proprio gioco di prestigio. La fotografia deve dare all’osservatore l’illusione di essere stato catapultato nel luogo ritratto e di esserne completamente assorbito. Ecco che alcune fotografie regalano la sensazione di correre in un campo di grano e osservando altre si trattiene il fiato, nell’illusione appunto di essere sui bordi di un precipizio ad osservare le splendide vallate del Gran Canyon.

 

Per realizzare una fotografia con questo spessore emotivo, non basta però aumentare al massimo la profondità di campo o scattare con il cavalletto. Bisogna avere ben chiare le emozioni che si vogliono trasmettere, e ricostruire un punto di vista congruo a sostenmere l'illusione di trovarsi lì. Ripensiamo all’ esempio della corsa in un campo di grano; và da se che non potremo scattare comodamente dal ciglio della strada! Il fotografo dovrà per primo immergersi in questo mare dorato per guidare le punta delle dita dell’ osservatore, tra le spighe di grano!

 

Un valido accorgimento è quello di abbassare  lo stativo del vostro cavalletto in modo da simulare il punto di vista di chi corre tra di esse. Prestate attenzione anche all’ angolo di inquadratura della scena, che dovrete modificare affinché l’obiettivo punti leggermente verso il basso assecondando la visuale di un uomo che si trovi lì. Infine abbiate accortezza di sfocare gli oggetti nel bordo inferiore dell’ immagine, così da imitare l’effetto della nostra vista che nelle zone periferiche non mette a fuoco.

Decisamente non una tecnica semplice da applicare i cui risultati però ricompensano grandemente gli sforzi.

 

 L'esposizione

 

Una volta composta l'immagine si deve decidere in che modo esporre; molto si è già detto in precedenza parlando di diaframmi e tempi eppure c'è ancora qualche precisazione da fare; infatti è bene tener presente che più cielo sarà incluso nella scena, più difficile sarà ottenere un risultato ben bilanciato. Come molti di voi sapranno la ragione è semplice: cielo e terra presentano valori di luminosità così diversi che è impossibile conciliarli. Così se si espone per il cielo, la terra risulterà decisamente troppo scura, se si espone per la terra il cielo risulterà "bruciato". Cosa fare allora?

 

Innanzitutto decidere quale delle parti dell'immagine è la più importante; presa questa decisione si esporrà per quest'ultima facendo in modo però di scattare in raw, in modo da recuperare in fase di post-produzione quanti più dettagli possibili nell'area tarscurata. In genere, non è mai un buona idea fare la media delle esposizioni (cosa che fanno in automatico i programmi delle macchine fotografiche) perché lungi dall'ottenere un risultato accettabile nel complesso, ci si ritrova solo con due aree (il cielo e la terra) esposte male.

 

La post-produzione

 

Una bella fotografia non si esaurisce con lo scatto. Infatti una volta tornati a casa dovrete impegnarvi in un ultimo passaggio senza del quale il lavoro non può dirsi completo: l’elaborazione dell’immagine. Molti ritengono questa fase un’aggiunta posticcia che conferisce un indebito aiuto al fotografo. Non è affatto così. La post-produzione delle immagini esiste dai tempi della pellicola ed è un passaggio come gli altri da eseguire per ottenere una bella foto.

 

Trattare in maniera esaustiva questo punto richiederebbe un capitolo a parte per cui in questa sede ci limiteremo a fornirvi gli elemnti essenziuali per far compiere il salto di qualità all’immagine.

 

Una volta scaricate le immagini sul computer scegliete quella che vi piace di più e apritela con il programma di fotoritocco. Se avete scattato in Raw dovrete prima aprirla con un convertitore che la trasformi in TIFF o JPEG per renderla disponibile su tutti i programmi di elaborazione. Photoshop include un convertitore specifico chimato Camera Raw con cui aprire il file; in questa dovrete migliorare il bilanciamento colore e correggere eventuali zone troppo chiare o troppo scure con i selettori appositi posti alla destra del pannello. Fatto questo potete passare a Photoshop per eseguire un paio di tecniche veramente indispensabili: la regolazione della nitidezza dell’immagine e la saturazione dei colori.

 

La nitidezza di un immagine in genere si ottiene utilizzando il filtro contrasta. Spesso però il risultato non è soddisfacente perché conferisce all’immagine un aspetto eccessivamente “tagliente”.  Per ottenere un effetto migliore però seguite questa semplice tecnica. Duplicate il livello di sfondo e applicate il filtro Altro>Accentua passaggio. Andate sui metodi di fusione e scegliete Luce diffusa. Se avrete eseguito bene queste indicazioni dovreste già notare un netto miglioramento.

 

Per quanto riguarda la saturazione dei colori una delle migliori tecniche da utilizzare consiste nel lavorare con il comando “Correzione colore selettiva” per simulare l’effetto di una pellicola Velvia (una pellicola prodotta da Fujifilm nota per i suoi colori saturi e brillanti). Pertanto, una volta aperta l’immagine in Photoshop,  create un nuovo livello di regolazione “Correzione colore selettiva” e impostate il metodo di fusione su “Luce soffusa”. Diminuite la percentuale di nero nel bianco e nel grigio e aumentatela leggermente nel nero.

 

  Cliccate nuovamente sul livello di regolazione “Correzione colore selettiva”, ma questa volta impostate il metodo di fusione “Colore” e lavorate sui colori rimanenti (rossi, gialli, verdi, cyan, blu e magenta) in modo da saturarli e renderli brillanti. In particolare aumentate il giallo nel giallo e nel verde per rendere il colore dell’erba più intensa e aumentate il cyan nel ciano per saturare i cieli. È difficile dire in che percentuale aumentare o diminuire le varie componenti perché tutto dipende dalla foto di partenza e dai risultati che si desidera ottenere ma in genere, a parte per il giallo e per il cyano in cui sono consentiti spostamenti anche notevoli, è bene effettuare solo piccole correzioni che non superino in eccesso o in difetto il valore 30.

 

 

Qualche idea per trovare degli spunti

 

Le panoramiche

 

Un’ operazione interessante potrebbe essere quella di simulare con un software specifico e le giuste operazioni l’ effetto che un tempo si otteneva, con le cosiddette macchine panoramiche.

 

Queste macchine avevano la particolarità di registrare immagini “lunghe” poiché dotate di un obiettivo mobile orizzontalmente. Non si trattava di tagliare la parte superiore o inferiore dell’ immagine, ma di ottenere direttamente una foto che partisse da un negativo più lungo del conclamato 24x36. Un effetto simile lo si può ottenere oggi, facendo ruotare in senso orizzontale la macchina sul cavalletto (preoccupandosi che sia sempre in “bolla”), e incollando le foto così ottenute, proprio grazie all’ utilizzo di un software specifico, quale Fotomerge. L’ importante è che gli scatti realizzati in sequenza abbiano in comune una porzione pari al 15-20% e sia rispettata la stessa luminosità.

 

Imparare dai maestri: i grandi paesaggisti

Parlando di fotografia di paesaggio il pensiero corre immediatamente ad Ansel Adams considerato uno dei più grandi maestri del genere di tutti i tempi. Lavorando con metodo scientifico (è lui l’inventore del sistema zonale fondamentale per stabilire corretta esposizione e tempi di sviluppo) Adams riuscì ad ottenere una gamma straordinariamente ampia di grigi funzionale alla sua esigente ricerca compositiva. Infatti pur di ottenere il risultato desiderato, non esitava a caricare la sua attrezzatura di grande formato sui muli e a inerpicarsi  su per i monti più impervi! Ma al di là dei tecnicismi Adams fornisce un’immagine del paesaggio americano semplice e diretta in cui è restituito tutto il senso magico della natura e del paesaggio. Per capire si guardino  fotografie come “La luna sorge su Hernandez” scattata nel 1941 in New Messico e “Ghiacciaio sull’Ellery Lake” sempre dello stesso anno ma scattata in Sierra Leone.

Ma i grandi fotografi di paesaggio non sono solo americani. Franco Fontana ( grande autore amato e celebrato in tutto il mondo) può essere preso come esempio per dimostrare quanto uno stesso soggetto possa essere trattato in modo del tutto diverso. Nel paesaggio il maestro modenese  ha ricercato il colore e la purezza della forma in maniera così originale da far avvicinare il suo lavoro ai confini dell'arte astratta. Anche qui le parole devono lasciar spazio alle immagini; si guardi “Paesaggio immaginario” o “Puglia” e si traggano autonomamente le conclusioni

Curiosità

Vi piace il paesaggio ma non avete nemmeno… la macchina fotografica?  Tranquilli esiste Terragen

Terragen è un software gratuito che genera, letteralmente, paesaggi tridimensionali, paesaggi con pianure, colline, montagne, neve, laghi, nuvole, etc con una risoluzione e un dettaglio veramente notevoli. Alcuni degli esempi di paesaggi realizzati con Terragen sono veramente carini:

Il software è gratuito solo per l’uso personale ed è compatibile sia per il mac che per windows.

Download | Terragen per Mac
Download | Terragen per Windows


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Il cavalletto

Un esempio: data la necessità di utilizzare un diaframma relativamente chiuso per estendere la profondità di campo, sarà opportuno procurasi un ottimo treppiede, dotato di una testa snodabile, ovvero una testa che consenta i tre movimenti fondamentali, e che sia altresì dotato di "bolla", indispensabile per sistemare il treppiede in moda tale da posizionare la macchina parallelamente al suolo ed evitare orizzonti cadenti.

COMMENTI E DOMANDE: http://www.reflexlist.com/public/forum/viewforum.php?f=64

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